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Inaugurazione: sabato 3 marzo dalle ore 17.00

Orari di apertura
feriali 15.00 – 18.00
prefestivi e feriali 10.30 – 12.30 e 15.00 – 18.00

INGRESSO GRATUITO

Gli automi possono amare?
Le macchine sono felici?
Ecco alcune delle semplici domande poste da questa incredibile esposizione, in scena al Magazzino del Sale “Torre”.

Mavis Gardella propone domande, e non risposte: e proprio questo è il suo più innegabile merito. Nessun intento didascalico, educativo, esplicativo. Nessun dogma. Nessuna soluzione.

L’idea è chiara: la questione delle questioni è il rapporto tra umanità e intelligenza artificiale. Detto in termini diversi: tra MACCHINA E SENTIMENTO

L’Arcangelo Gabriele (forse la più impressionante delle macchine esposte); Il Violinista; Icaro e tanti altri automi vi sottopongono un devastante paradosso, per cui le macchine appaiono più umane degli umani stessi. Questo, come conseguenza di una profonda crisi antropologica i cui esiti rimangono incerti ed indecifrabili; ma la cui realtà non può in alcun modo essere messa in dubbio.

Le sculture cinetiche sono inserite all’interno di gabbie e reticoli che disegnano lo spazio vuoto, e delimitano una sorta di bozzolo. All’interno, supportati da ingranaggi meccanici primordiali, pulsano soffietti, luci, cuori vivi e sanguinanti, ali che si dibattono. Per questo gli automi sono mistici: pur schiettamente meccanici e  metallici, pulsano di umanità dolorante. Vibrano e sobbalzano scosse da tremiti, da movimenti indolenti e affaticati oppure, al contrario, parossistici. Sono animati, semoventi, danzanti, talvolta parlanti, nel  goffo tentativo di istituire un qualche tipo di rapporto con gli spettatori umani. Sono grotteschi, ma nel contempo reali e autenticamente drammatici; e in essi si fondono suggestioni futuribili, mitologiche e arcaiche, in una cronologia eversiva che disorienta, e che risulta difficile situare in un’epoca precisa.

Proprio questa dimensione  simbolica, mitologica, arcaica riemerge nelle opere di Alexsandra Popova, nelle quali emerge un elemento folcloristico e concettuale. Qui il discorso si fa meno esplicito, più complesso e piu’ metaforico, configurando un racconto aperto a varie interpretazioni ed evidentemente ancora  “in divenire”. Così, di volta in volta, diventano protagonisti di questo racconto personaggi mitologici o animali destrutturati, alfabeti antichi ed esoterici, organi anatomici, strutture architettoniche.

Nella cornice archeoindustriale dei Magazzini del sale, tutti questi elementi, contradditoriamente arcaici e modernissimi, reali e mitologici, trovano la loro collocazione ideale. E vi attendono per sottoporvi, dietro una atmosfera apparentemente giocosa, questioni quanto mai impegnative.

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